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La Vittoria


1918-1919 marmo con dorature e bronzo iscrizioni: sul marmo "A.WILDT"; sull'asta di bronzo sono incise date e località di battaglia della prima guerra mondiale Milano,Palazzo Berri-Meregalli

Alla mostra della Galleria Pesaro nel 1919 Wildt espose il grande marmo della "Vittoria",acquistato da Giuseppe Chierichetti in comproprietà con Guido Rossi per l'atrio di Palazzo Berri-Meregalli,fantastico edificio di Giulio Ulisse Arata terminato nel 1914,ove entrambi gli imprenditori abitavano. Quando Chierichetti dichiarò fallimento nel 1931,l'opera fu al centro di una contesa legale,che infine la attribuì al condominio. Ideata nel 1918,la scultura celebrava la vittoria della Grande Guerra,come testimoniano i nomi delle battaglie incisi sull'asta del basamento. La critica restò perplessa di fronte all'invenzione wildtiana: "un curioso tentativo d'estetica nuova [...] privo d'ogni grazia architettonica e d'ogni bellezza di linee",o "un tentativo non riuscito che urta parecchio il nostro buon senso estetico". Prevalse tuttavia l'entusiasmo della critica più accorta,come Anselmo Bucci - secondo il quale era "superiore alla materia tanto,che ce ne rende immemori,e così estranea al tempo e al luogo,che sarà di ogni secolo e di ogni paese"- e Margherita Sarfatti: "Non ha corpo la sua Vittoria: è fulminea come il pensiero,lanciata in avanti,solo impeto aguzzo,solo ala impennata: prora di nave e fusoliera di aeroplano". Il marmo rinnega le carnose raffigurazioni femminili planate sulle piazze d'Italia: come già nel Rosario,l'episodio storico viene quasi bruciato e purificato dalla invenzione formale. "Strana figura tra di torpedine e di pesce", la Vittoria è una cometa che si lascia alle spalle uno strascico di stelle: lanciata nel vuoto,arriva a toccare la poetica futurista,come sembrò notare la Sarfatti. Ma se il profilo affilato del volto sembra modellato dall'aria che fende,le ali sono dorate come un mosaico di Klimt,ornate di onde e cerchi come un intaglio di Zaccari e il marmo è patinato come un avorio antico. In fondo all'atrio-navata di Palazzo Berri-Meregalli il monumento dialoga con gli esiti estremi del decadentismo,tra gli affreschi di Pietro Adamo Rimoldi,i mosaici di Angiolo D'Andrea e i ferri battuti di Alessandro Mazzucotelli. Wildt ritagliò dalla scultura il dettaglio della testa,facendone un rilievo più volte replicato in marmo e in bronzo,dove dal profilo della Vittoria esce più chiaro il ricordo del "Ritratto di dama"del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli si Milano. Un esemplare in marmo fu esposto alla Biennale veneziana nel 1922 e quindi all'Esposizione di Arti Decorative di Parigi del,1925. Il modello in gesso si conserva alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca'Pesaro.

 
 
 

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